Strumenti flessibili o flessibilità nell’uso degli strumenti?
- Pubblicato in Gestione risorse umane, Strumenti per il mio lavoro
- Scritto da Corrado Cingolani
- Commenta
- Articolo letto 2.035 volte
- Permalink
“Gli “innovatori”, i manager, sono pronti ad intraprendere un’avventura così sfidante?”
Concludevo così un mio articolo e da qua riprendo una riflessione sulla discontinuità nel mondo del lavoro e l’incidenza della flessibilità nel necessario cambio di passo, che produce la cesura nel modo di concepire l’organizzazione gerarchica.
Durante la strutturazione di una giornata formativa, ho cercato un’immagine in internet che desse il senso del concetto di rapporti di contratti di lavoro flessibili e non vi dico la quantità di immagini che sono uscite fuori.
Una però mi ha incuriosito: un enorme
Iniziando la giornata formativa, ho chiesto ai partecipanti di aggregarsi in gruppi di 3-4 persone e provare a sintetizzare il concetto di flessibilità e la declinazione della stessa nel mondo del lavoro.
Con varie sfaccettature, il risultato unanime è stato perentorio:
-
FLESSIBILTA’, capacità di adattarsi e predisporsi alle modificazioni del contesto permettendo di essere adeguati alle innovazioni e al cambiamento.
-
FLESSIBILITA’ NEL CONTRATTO DI LAVORO, precarietà, liberalizzazione di vincoli normativi come risposta alla crisi economica e che permetto una migliore gestione della forza lavoro e relativi costi .
Come può una caratteristica alla quale viene data una palese accezione positiva avere di contro una considerazione negativa nell’applicazione nel mondo del lavoro?
Eppure la riflessione, certo non valida dal punto di vista statistico, è stata sviluppata da addetti del settore e non da ex dipendenti fuoriusciti dal mondo del lavoro!!!!
Dobbiamo imparare a utilizzare al meglio strumenti flessibili oppure dovremmo migliorare la nostra flessibilità nell’utilizzo degli strumenti gestionali?
In particolare, noi operatori dell’ambito delle risorse umane, chiamati ad applicare anche strumenti normativi/contrattuali, dobbiamo comunque essere promotori del cambio di passo culturale verso una nuova visione del lavoro subordinato, un sistema che trae la sua efficacia dalla cultura del lavoro stessa.
Modificare pertanto la cultura passa anche da un diverso esercizio del potere direttivo che dovrà essere inteso come forma per educare all’interdipendenza, la capacità di instaurare reti di relazioni adeguate al mutare dei problemi, dei contesti e delle situazioni.
Dovremmo lavorare non tanto sulla motivazione che potrebbe essere difficile da esplicare per far uscire noi stessi e gli altri dalla rispettive confort zone, ma piuttosto esercitarci per raggiungere una piena consapevolezza, mindfulness.
Avere consapevolezza del nostro saper essere ci permette di affrontare quei momenti, frazioni di secondo di indecisione, in cui, secondo quanto la neuroscienza ci rappresenta, il cervello decide di proteggerci per spirito di conservazione e non ci permette di cogliere l’attimo.
La flessibilità è dentro di noi, usiamola consapevolmente