La scelta
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- Scritto da Cristina Tangorra
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Sono diversi giorni che mi imbatto in articoli che parlano della libertà di scelta, di come prendiamo le nostre decisioni e di quanto siamo più o meno liberi nel farlo. E’ di pochi giorni fa la notizia che alcuni scienziati hanno effettivamente verificato e provato la tesi Pavlov. E’ stato scoperto infatti il modo di guardare nel cervello dei topi, inserendo nella corteccia sostanze chimiche in grado di diventare fluorescenti quando vengono in contatto con la dopamina e con la noradrenalina: si tratta di due neurotrasmettitori responsabili il primo di attivare motivazione, punizione e soddisfazione, il secondo di spingerci ad agire. Ai topi è stato insegnato che, dopo avere ascoltato un particolare suono, avrebbero avuto accesso a una dose di zucchero. Nei primi giorni la dopamina si illuminava nel cervello dopo avere ricevuto la ricompensa, ma negli esperimenti successivi lo faceva con largo anticipo, subito dopo l’emissione del suono che annunciava l’accesso allo zucchero. Quindi questo dimostra che siamo condizionati da quella parte del nostro cervello che lavora con l’intuito e non con la logica proprio perché è molto più semplice ed immediato farlo. Jonah Berger sostiene che il 99,9 per cento delle nostre scelte è condizionato in modo significativo da forze esterne di cui non siamo consapevoli. Scegliamo brani musicali e romanzi, vestiti e mestieri, perché lo ha fatto qualcun altro. Oppure scegliamo di fare l’opposto per dimostrare che non siamo come loro: fenomeno che gli esperti di marketing chiamano “effetto snobismo”. Questa mancanza di autonomia dev’essere motivo di allarme o di sollievo? Per quanto riguarda le decisioni quotidiane, probabilmente è un sollievo. Se dovessi decidere tutto da solo, vivrei costantemente nell’ansia di fare la scelta giusta. Invece, se ogni “scelta” è condizionata da innumerevoli fattori dei quali non sono consapevole, posso rilassarmi un po’.
Cosa succede però quando la scelta che dobbiamo compiere è difficile e decisiva? Tutti noi siamo vittime in questo caso del “pregiudizio dello status quo”, cioè preferiamo non cambiare niente perchè ci spaventa ciò che non conosciamo. Per ovviare a questo effetto lo psicanalista James Hollis suggerisce, dinanzi ad un dilemma, di farci una domanda: questa scelta mi fa crescere o regredire? la soluzione è scegliere sempre la crescita anche se può sembrare un salto nel vuoto.
Non so effettivamente in che modo ogni giorno scegliamo di fare una cosa piuttosto che un’altra oppure decidiamo di non fare niente e di lasciare tutto com’è, quello che suggerisco come allenamento per non essere sempre in balia del nostro intuito o dell’effetto alone, o del pregiudizio dello status quo, è di fermiamoci a riflettere qualche minuto in più. Anche solo quando al supermercato scegliamo un nuovo detersivo per il bucato…..