Donne e impresa
- Pubblicato in Coltivare impresa
- Scritto da Maurizio Piccinetti
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Donne e impresa ovvero riflessioni intorno all’agire imprenditoriale delle donne.
Sono stato suggestionato dalla presentazione di un libro che ritraeva delle donne imprenditrici e dal dibattito che ne è seguito. Ho sentito l’esigenza di fermarmi a riflettere su quanto avevo ascoltato e da questa linea di partenza, prendendo a piene mani da uno studio realizzato da Valentina Mucciarelli, che avevo letto tempo addietro con molto interesse, oltre che da numerosi testi scritti da autorevoli esperti del tema in questi ultimi anni, ho tentato di chiarire il mio pensiero, partendo da una sua premessa: “dell’agire imprenditoriale è necessario rilevare l’autopercezione delle imprenditrici, relativamente al loro ruolo nel contesto sociale e culturale di riferimento, per cercare di capire quanto nella costruzione della loro identità influiscano le “dinamiche di genere”. Questo comporta la necessità di calarsi nei vissuti personali per vedere se e quanto la scelta di intraprendere una carriera imprenditoriale è stereotipata, cioè che peso e che influenza hanno avuto, se l’hanno avuto, l’educazione familiare, l’ambiente sociale di provenienza”.
Quindi insiste la necessità di considerare i processi di attribuzione di valore, di significato e di rappresentazione sociale dell’imprenditorialità nelle pratiche sociali tra uomini e donne.
Questo ci rimanda ad una dimensione culturale, più che ad una riflessione su caratteristiche femminili e maschili, che determina non solo la differente scelta lavorativa e ma anche il modo di condurre la propria attività, riconducendo tutto ciò alla differenza di carattere e di personalità individuali.
Da questo costrutto avviamo l’esplorazione di questa dimensione, assumendoci la responsabilità di asserire che le donne, nel nostro tempo, hanno uguali possibilità di riuscita nel costruire impresa, ovvero partono dalla stessa linea di partenza.
Certo fare impresa comporta a volte rinunce, anche dolorose, o il sobbarcarsi di un carico di lavoro extra. Ma questo vale per tutte le donne che vogliono raggiungere i traguardi lavorativi che si sono prefissate e il tema della conciliazione pesa molto su tutto questo.
Conciliare significa sia trovare il tempo necessario a svolgere i compiti lavorativi e familiari, sia sopportare un carico emotivo derivante da responsabilità multiple. Per far fronte a questo carico è necessaria la presenza di sostegni pratici, organizzativi, affettivi ed emotivi.
Ad esempio se ci interroghiamo sul perché le donne non siano presenti nella popolazione attiva nella stessa misura della popolazione maschile, scopriamo come causa di ciò siano i vincoli di ordine familiare e sociale.
La politica e le istituzioni di fronte a tale evidenza hanno reagito pigramente nel proporre ed attuare interventi a sostegno del duplice impegno delle donne lavoratrici, manifestando di contro il persistere di un atteggiamento tradizionale a livello culturale che vede la donna dover scegliere tra la carriera e la famiglia.
Quindi il problema della così detta doppia presenza, studiato fin dall’inizio degli anni ’80, non riguarda solo le imprenditrici, ma si applica a tutte le donne che svolgono un lavoro fuori dalle mura domestiche a tempo pieno, poiché sia l’ambito lavorativo sia quello domestico richiedono un grande impegno di tempo e di energie.
Nonostante ciò chi vuole raggiungere l’obiettivo che si è fissato riesce il più delle volte.
L’ultima storia che posso raccontare, in ordine cronologico, riguarda una giovane donna di 25 anni proveniente da un paese vicino Avellino. La famiglia la voleva dottoressa, lei ha iniziato a 18 anni l’Università a Napoli ma l’ha sentita stretta e comunque non congeniale ai suoi obiettivi. Allora è partita verso Londra e Roma avendo in valigia solo un’idea chiara, fare pratica ed esperienza per poter raggiungere il suo obiettivo, cioè avviare una propria iniziativa imprenditoriale.
Oggi, dopo pochi anni nei quali non è mancata la fatica aggravata dalle remore familiari, ha avviato una Ltd. con sede a Londra alla quale collaborano 5 giovani professionisti, per inciso tutti uomini.
Il fratello, oggi 30enne, si sta laureando in ingegneria. Stessa famiglia, stessa educazione, pari opportunità. Quanto ha pesato il genere in tutto questo?
Il temperamento ha fatto la differenza. La passione certo, ma soltanto questa non basta. Competenza, perseveranza, resistenza, fiducia nei propri mezzi, ottimismo. Insomma ha dimostrato di possedere un vero e proprio carattere mercuriale composto da astuzia, intelligenza pratica, creatività ed apertura al nuovo e all’avventuroso.
continua…