Un’Agile riflessione – SmartWorking

Il binomio controllo  della prestazione/presenza lascia il posto al nuovo paradigma misurazione obiettivi.

Dinamicità, immediatezza, efficienza e benessere; queste  sono le sensazioni che ho percepito durante una intenso ed interessante workshop dedicato allo SmartWorking, ospitato in un ambiente che certamente può essere definito uno SmartOffice dove, in effetti, si sente il cambiamento che sta invadendo il mondo del lavoro, modificando il concetto stesso della “prestazione lavorativa”.

La modalità di lavoro Agile, deve essere intesa come una nuova visione del lavoro subordinato, un sistema che trae la sua efficacia nella cultura del lavoro stessa.

In una realtà sociale, dove nulla è più come prima e dove la discontinuità ha operato una cesura tra la recente visione del mondo del lavoro e l’attuale, è necessario innovare anche il concetto di prestazione o meglio  il concetto di una diversa modalità di effettuazione della prestazione.

Necessario pertanto  superare i rigidi criteri del controllo che, vista l’evoluzione del bagaglio professionale che sarà sempre meno mono-competenza e sempre più con competenze trasversali, risultano essere oramai desueti a confronto dei più attuali sistemi di verifica del risultato.

Mi spingo pertanto a vedere questo approccio insito nella MISSION dell’organizzazione SmartAreeche  punta a raggiungere l’obiettivo di migliorare la propria efficienza contemperandola con le necessità di bilanciamento vita e lavoro dei dipendenti tutti.

Una agilità di modulazione del rapporto di lavoro che trae, appunto, origine dalla strategia dell’organizzazione ed è immune da eventuali cambi di tattica, messa in atto al variare della componente dirigenziale.

SmartWorking, quindi non legato al tipo di mansione, ma disponibile per tutte le mansioni con articolazione del lavoro coerente alle attività da svolgere e che pertanto può avere impatto, seppur con differenze, sull’intera popolazione aziendale.

La CULTURA, intesa come area di azione per un approccio SMART, come terreno fertile su cui sviluppare concetti innovativi di lavoro e alla quale si aggiungono altre aree di intervento, quali:

l’ORGANIZZAZIONE, che re-ingegnerizza la struttura ed i processi nell’ottica di una pianificazione operativa della strategia,

l’Area ECONOMICA, capace di misurare l’impatto di tale investimento in termini di pianificazione strategica, business case, identificazione di indicatori economici e loro monitoraggio,

l’Area NORMATIVA che, in assenza di legislazione nazionale, può analizzare quanto già  sviluppato nei paesi UE e soprattutto quanto le Relazioni Industriali possano sopperire a questa carenza normativa, con l’obiettivo di definire delle best practices nella stesura di regolamentazioni aziendali.

A proposito di normativa nazionale, mi riallaccio a quanto riportato nell’articolo del Corriere della Sera, riguardo il lavoro del Governo su un provvedimento, che andrebbe a normare  proprio lo smartworking e che già il prossimo mese di novembre dovrebbe approdare in Parlamento, per poi concludere  l’iter legislativo entro i primi mesi del 2016.

Come sottolinea l’articolo stesso, l’assenza di una normativa non ha bloccato le organizzazioni più attente a comprendere l’opportunità di questa innovativa modalità di lavoro, tanto che (aggiungo io) interessantissime riflessioni sono già da tempo oggetto dell’Osservatorio SmartWorking, istituito presso la  School of Management del Politecnico di Milano.

Sono partito proprio dai dati raccolti in una interessante indagine dell’Osservatorio e dalle esperienze sviluppate da importanti aziende, per cercare di definire cosa concretamente si intende per smartworking, svincolando il concetto, dalla moda del momento.

Il risultato è una breve rappresentazione dei presupposti e dell’applicazione dello smartworking, analisi che vorrei condividere e sviluppare con il contributo di amici e colleghi, puntando alla creazione di una base di partenza, utile per chi voglia realizzare un sistema che veda il lavoro, sempre meno come prestazione all’interno del perimetro fisico dell’azienda e sempre più integrato con il vivere quotidiano, con l’ardito fine di conciliare vita e lavoro, il cd WorkLifeBalance.

 smartworking_02Il Lavoro “Intelligente” e l’interesse del Mondo del Lavoro in Italia

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Amo relazionarmi, amo gli sport di squadra (in particolar modo, il basket) ed amo le sfide. Sono curioso, ma non ficcanaso, e ciò mi porta a conoscere ed imparare cose nuove, ogni giorno. Recentemente, la curiosità di comprendere gli sviluppi dell’’attuale contesto giuslavoristico, mi ha portato ad ottenere la Laurea in Servizi Giuridici per l’Impresa, facoltà di Giurisprudenza. Questo sono io, dopo poco meno di mezzo secolo di vita, dopo l’essere padre, da circa quindici anni, di una splendida figlia e dopo una ventina di anni di esperienza in diverse direzioni risorse umane. Attualmente, oltre al Coordinamento delle attività Normative del personale, nella Direzione Risorse Umane di Atac SpA, ho il piacere di collaborare con il Centro Studi di AIDP con il quale cerco di sviluppare argomenti di attualità. In particolare, ho sviluppato interesse per il tema del “dialogo” inteso come ponte per mettere in relazioni le diversità, con l’obiettivo di trasformarle in risorse, alleanze, sinergie e ove non fosse possibile, di coesistere con esse. Dialogo, nel senso, soprattutto, di saper ascoltare e a tal proposito mi piace ricordare una frase, tratta da un libro di Don Andrea Gallo :“L’importante è tendere l’orecchio oltre le ristrette mura della nostra angusta cerchia dei soliti noti. Dal DIALOGO con i laici, con gli atei, con gli agnostici, con i credenti di altre religioni non possono che nascere curiosità, rispetto tolleranza e amicizia.” Per il futuro? E’ questo lo spirito con cui mi impegno ad approcciare in ogni azione che mi trovo e mi troverò a compiere.

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