Relazioni e dialogo nell’organizzazione di lavoro – 1 –
- Pubblicato in Gestione risorse umane, Strumenti per il mio lavoro
- Scritto da Corrado Cingolani
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Quale ruolo rispetto al dialogo e come dovrebbe agire chi dirige un’organizzazione, considerato il venir meno del paradigma capitalista /proletario?
Partendo da un passo di un precedente articolo (RELAZIONI INDUSTRIALI, DIALOGO NEL MONDO DEL LAVORO) nel quale ponevo l’accento sul venir meno del paradigma capitalista /proletario, tendenzialmente sostituito dal rapporto tra chi “governa” l’organizzazione (che non necessariamente è il proprietario) e chi mette a disposizione, non più solamente la propria forza lavoro, ma il suo essere risorsa umana, mi sembra opportuno fare una riflessione sul terreno in cui si muovono gli attori, e cioè la scena organizzativa.
Posizionare la questione organizzativa e quindi il “dirigere”, sarà poi utile per una definizione del profilo di chi ha tale responsabilità e come dovrebbe esercitarla, in un’organizzazione di lavoro.
Ambienti organizzativi lavorativi a prescindere dallo scopo, dalla ragione giuridica e dal contesto di riferimento e che pertanto rappresentano un insieme variegato, ma che a detta dei commentatori e degli studiosi, possono ricondursi a delle caratteristiche strutturali comuni, sulle quali inizierei ora a soffermarmi partendo da un primo punto di vista.
Se rappresentassimo la natura complessa e bivalente di ogni organizzazione, potremmo vederla, da un lato come “artefatto”(pianificato-progettato-costruito) capace di realizzare determinati output in modo razionale ed economico e dall’altro come “comunità” di soggetti portatori di energie, desideri, intelligenze che realizzano comportamenti impliciti e coordinati.
La prima è la macchina che, con regole esplicite, procedure, processi, strutture, ruoli e tecnologie, da ordine, semplifica, standardizza e direziona l’azione degli attori organizzativi; la comunità, invece, produce il senso collettivo dell’agire, definisce un NOI e la relativa cultura, dove muovono le loro dinamiche le passioni e le differenze.
Cosa significa, quindi, dirigere la complessità e la dualità di un’organizzazione dove:
> La Macchina è razionale e prevedibile >La Comunità è passionale, produttrice di emergenze impreviste
>La Macchina riproduce >La Comunità produce
>La Macchina senza comunità è sterile >La Comunità senza macchina manca di focalizzazione e specializzazione
Cercare gli equilibri possibili, dovrebbe essere l’arte del management, cd Government, il dominare la “pratica” intesa come il saper gestire la circolarità di previsione ed azione, la capacità di far funzionare “come previsto”, senza trascurare però le possibili situazioni di emergenza e valutarle non solo come errore, ma soprattutto come risorsa per una migliore funzionalità.
Per tirare le somme ed in estrema sintesi, mi piace usare le parole di Michel Croizer (Sociologo francese; Sainte-Menehould, Marna, 1922 -Parigi, 2013) che definiva il dirigere come la capacità di ascoltare le “ragioni delle persone e le ragioni dell’organizzazione”(locuzione a sua volta coniata dagli esperti di organizzazione Robert Blake e Jane Mouton).
Segue……
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Plauso al binomio macchina-comunità per una lirettura contemporanea dei contesti organizzativi. Questo approccio implica d’altro canto che l’uomo/donna protagonista di questa nuova organizzazione scrollandosi di dosso i panni di uno dei soggetti neorealisti del supremo dipinto del Quarto Stato (Giuseppe Pellizza da Volpedo) opti per un nuovo outfit.
L’interrogativo diventa: dove trovare la nuova mise?
Scalando, gradino dopo gradino, la piramide dei bisogni di Maslow, ci si potrà equipaggiare correttamente da uomini e donne del nuovo capitalismo 3.0 (per dirla alla Barnes) o da Quinto Stato (dall’omonimo testo di Giuseppe Allegri – Roberto Ciccarelli).
Non si tratta più, infatti, di pensare alla dimensione lavorativa, quale altro da noi, come sottotitolato da un’industrializzazione che ha prodotto la divisione tra persona e lavoratore; bensì, di recuperare attraverso unico identikit personal-professionale, maggiormente work&life balance, una corretta interpretazione della dimensione lavorativa, da u-topos a eu-topos, da luogo di mera soddisfazione dei bisogni, a luogo di possibile creazione dei desideri.
Nella nuova organizzazione 3.0 sostituendo il brulicare, spesso chiassoso di lavoratori, con l’agitarsi di persone e idee, è possibile individuare all’orizzonte nuovi modelli di creazione e gestione del valore, laddove individui, imprese e territori, a partire da un dialogo osmotico, siano capaci di riappropriarsi del significato originario di lavoro: modificare il mondo circostante per renderlo più adatto all’esistenza e persistenza umana. Questo ambizioso obiettivo, passa per un recupero consapevole e autonomo dello scopo superiore del proprio lavoro; perchè come in quell’antico racconto, sta a noi stabilire se stiamo solamente gettando calce tra i mattoni, o contribuendo alla costruzione di una cattedrale.
Con l’augurio che le ambizioni siano sempre superiori, indosso il mio nuovo look: semplice, flessibile ed elegante, non dimenticando due gocce di eau de …moon….
…..Mira alla luna. Anche se sbagli, atterrerai tra le stelle (Les Brown)
Un commento pieno di spunti e se posso permettermi, di entusiasmo. Grazie, in effetti ho la convinzione che questo periodo di discontinuità che viviamo ci permetta, o ci obblighi, a cambiare tutti i paradigmi che ci hanno accompagnato fino ad oggi .
Tra una spinta all’innovazione e la forza delle radici che non dobbiamo dimenticare, perché le radici sono importanti, (parafrasando una battuta da film da Oscar), credo che sia necessario cambiare l’abito, imparando ad ascoltare l’intelligenza dei nostri sentimenti.
Ciao Corrado
Complimenti davvero per questa iniziativa!!
Seguirò con molto interesse questo blog…
Mi permetto di segnalati una analoga iniziativa di una mia collega …su un tema importante per una azienda …il tempo
http://iltempononhaprezzo.it‘
Un saluto
Giovanni
grazie Giovanni, condividerò con i miei compagni di viaggio i tuoi complimenti. Non mancherò di navigare sul blog che mi hai consigliato. A presto
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